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Il 19 settembre 2023 il Museo Poldi Pezzoli ha presentato al pubblico le Sale dedicate alla pittura rinascimentale lombarda, in una nuova veste, grazie al supporto degli Amici del Museo Poldi Pezzoli. Come per l’illuminazione dello Scalone Antico inaugurata a luglio, a guidare questa scelta progettuale due obiettivi fondamentali: valorizzare la collezione del museo e coinvolgere il visitatore per migliorare la sua esperienza di visita, permettendo così la riscoperta di un’identità̀ e di un rapporto sempre più forte con la città di Milano.


Per sostenere questa missione, il Poldi Pezzoli si è messo in ascolto del suo pubblico, cercando così di migliorare i servizi offerti e di garantire una più ampia accessibilità. Si tratta di un primo progetto di rinnovamento che riguarda diversi aspetti.


«Il progetto nasce da esigenze diverse: l’ascolto del pubblico e il necessario rinnovamento di alcune sale» dichiara Alessandra Quarto, direttore del Museo. «L’osservatorio sul pubblico avviato a gennaio, in collaborazione con l’Università IULM, e concluso a maggio, ha rilevato la necessità di aggiornare l’ordinamento delle opere che in alcune sale si presentava eccessivamente fitto e di difficile lettura, di ammodernare il sistema di illuminazione permettendo una visione chiara e una maggiore godibilità dei dipinti: dalla cromia delle superfici pittoriche alla scoperta dei minimi dettagli e di avere un supporto alla visita più contemporaneo e accessibile. »

Le tre sale che ospitano la pittura lombarda del Rinascimento con capolavori di Boltraffio, Solario, Luini, Foppa, Bergognone, Zenale e che vengono presentate oggi, sono ripensate in termini di riordino delle opere, nuova illuminazione, colore alle pareti, cornici, didascalie più leggibili, pannelli di sala più esplicativi con QR code per garantire un supporto costante al pubblico e guidarlo durante la visita. È stata introdotta, come primo esperimento per orientare il visitatore, una segnaletica nuova in linea con le mappe presentate a luglio che invitano le persone a esplorare il Museo in libertà. Punto di partenza è stato un necessario intervento sulle sale in cui ultimi lavori risalivano agli anni ’70 del Novecento: imbiancatura, revisione degli infissi esterni, adeguamento impiantistico, nuova illuminazione (con un considerevole risparmio energetico). A queste esigenze tecniche si sono aggiunte nuove e necessarie soluzioni per gli apparati didattici divenuti più leggibili e per gli strumenti di comunicazione in modo da stimolare il pubblico al dialogo con la collezione, in linea con la nuova mission del museo.

«Oggi chiunque entri in museo dovrebbe trovarsi immerso in una realtà̀ inclusiva e interattiva: un museo “vivo” e sempre più in relazione con la comunità̀ di cui fa parte, consapevole del proprio ruolo sociale e del suo essere sempre “contemporaneo”. Un luogo di conoscenza in cui quotidianamente rileggere il passato per progettare un futuro condiviso, un luogo capace di istruire, di stimolare, di commuovere, di generare civiltà» prosegue Alessandra Quarto.

Le tre sale, che si aprono al visitatore dopo aver percorso lo Scalone antico, nell’Ottocento costituivano un unico ambiente che ospitava la biblioteca di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. La decorazione andò definitivamente distrutta nei bombardamenti del 1943.
Nella Guida per il visitatore del 1902 a cura di Mariano Viganò questo ambiente è denominato Sala Verde e rimarrà tale fino alla seconda guerra mondiale; è infatti citata in questo modo anche nella Guida a cura di Antonio Morassi del 1932 e in quella a cura di Fernanda Wittgens del 1937.

Riallestite negli anni ’70 con rifiniture molto diverse rispetto agli ambienti storici, le sale dei lombardi apparivano “slegate” rispetto al percorso mancando delle caratteristiche architettoniche che contraddistinguono gli ambienti della casa museo. Il progetto attuale cerca proprio di recuperare quell’allure per ridare continuità alla narrazione in linea con gli altri ambienti creando un legame tra le sale storiche e quelle più recenti in modo da immergere i visitatori nella scoperta di un racconto unitario, senza fratture, dedicato alla casa del fondatore, alla sua collezione.

«Per visitare un museo bisogna essere condotti anche attraverso gli occhi, in un’esperienza unica e indimenticabile. Aiutare a guardare, comunicare, raccontare sono le tre declinazioni della principale funzione di una istituzione museale accessibile. E queste sale vogliono essere l’inizio di un nuovo percorso del Museo Poldi Pezzoli in tal senso. Un allestimento che si è posto in dialogo, con equilibrio, con le altre sale del museo: quelle storiche, quelle acquisite nel corso del Novecento e quelle più recenti del 2017. Un allestimento che vuole riprendere lo spirito del raffinato collezionista che aveva allestito le sale del suo appartamento particolare per accogliere le opere e valorizzarle al meglio, creando una cornice narrativa unica» conclude il direttore del Poldi Pezzoli.

Il riallestimento nasce da una attenta analisi della documentazione archivistica e fotografica che ha permesso di indagare l’ambientazione storica delle sale, le cornici delle opere, gli arredi e i colori delle pareti. Il rinnovato ordinamento delle opere è a cura di Lavinia Galli e Federica Manoli del Museo Poldi Pezzoli e Stefania Buganza, docente di Storia dell’arte medioevale e Storia dell’arte lombarda della Università Cattolica del Sacro Cuore. Queste sale contengono forse la collezione più ricca e omogenea di pittura del museo, per cui è possibile narrare la storia dell’evoluzione dell’arte lombarda dal 1450 al 1535 attraverso i suoi protagonisti con una selezione di pezzi eccezionali.


Si è quindi deciso di privilegiare un racconto dell’evoluzione dello stile, accostando dipinti degli stessi autori (per esempio avvicinando le opere di Bergognone, Luini e Solario prima esposti in sale diverse) e distribuendo le opere in modo da scandire in maniera più rigorosa la cronologia. La narrazione, in questo modo, potrà guidare i visitatori attraverso la storia di Milano e della Lombardia sotto gli Sforza, raccontando la vita di una delle più splendide corti d’Europa. La selezione delle opere da esporre ha privilegiato la qualità, lo stato di conservazione e una buona visibilità delle stesse. Sono stati collocati in deposito quei dipinti in attesa di necessari restauri, che rimangono comunque visibili su appuntamento per gli studiosi e consultabili sul sito.


Sempre nell’ottica della valorizzazione della collezione è stata realizzata una struttura ad hoc per poter offrire ai visitatori l’opportunità di scoprire anche il verso di una tavola opera di Gian Pietro Rizzi, detto Il Giampietrino, Madonna con il bambino, (recto), Icosidodecaedro, (verso).


È stato ricollocato alla giusta altezza il capolavoro ligneo di Giovanni Angelo Del Maino, permettendo di leggere la sua prospettiva secondo l’idea dell’artista, con un nuovo vetro antiriflesso e una illuminazione dedicata che ha fatto emergere con chiarezza la policromia, la doratura e le straordinarie fattezze delle figure che animano la scena de Lo sposalizio della Vergine, una riscoperta davvero straordinaria.


Sono inoltre state sostituite alcune cornici degli anni Cinquanta poco adatte ed eccessivamente impattanti rispetto alle meravigliose cornici ottocentesche che ancora arricchiscono alcuni capolavori. È il caso della tavola che raffigura il Bambino Gesù di Marco d’Oggiono, ora valorizzato da una preziosa cornice cinquecentesca donata al museo dalla Galleria Canesso e dei dittici di Andrea Solario, Sant’Antonio abate e San Giovanni Battista e Andata al Calvario. Mater dolorosa e Cristo portacroce di Bernardino Luini ora presentati con nuove cornici realizzate sulla base di quelle storiche andate perdute durante la guerra, documentate da immagini d’archivio. Infine, sono state recuperate e restaurate alcune sedute storiche, fino ad oggi in deposito esterno.


Nuovo protagonista della veste di queste sale è sicuramente il colore. Il verde che crea un legame importante tra passato e presente e accompagna il visitatore in quegli ambienti suggestivi che raccontano la storia e valorizzano la collezione.
In questo progetto il Poldi Pezzoli è affiancato da un grande partner come Kerakoll, azienda certificata B Corp e Società Benefit, leader nel settore dei materiali per l’edilizia sostenibile, tra cui quelli per la decorazione d’interni. La palette Color Collection dell’azienda emiliana è stata selezionata come gamma dei colori più adatti per gli ambienti del museo che custodiscono dipinti, arredi e sculture della collezione di Poldi Pezzoli. La scelta è ricaduta su una tonalità verde bosco che richiama l’elemento naturale, rilassante ed estremamente versatile.


«Siamo orgogliosi di essere a fianco del Museo Poldi Pezzoli in questo progetto di riallestimento delle sale, dove si può toccare con mano l’importanza del “bello e ben fatto” e l’impatto del colore, capace di emozionare e di lasciare un ricordo memorabile nel visitatore» ha dichiarato Alessandro Dondi, Marketing & Communication Director di Kerakoll Group. «Il nostro essere B Corp e Società Benefit fa di Kerakoll una realtà capace di generare valore positivo nella società e nel nostro Paese. Iniziative come queste ci permettono di contribuire a prenderci cura del nostro patrimonio culturale e artistico

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