Sono già trascorsi ottant’anni dalla scomparsa di Edvard Munch, ma la sua attualità è innegabile: ancora oggi possiamo condividere quell’ansia così empaticamente colta dal pittore, ansia che segna l’Umanità nei passaggi fondamentali del Tempo.  A Palazzo Reale Munch torna dopo ben quaranta anni con cento opere scelte dalla curatrice Patricia G. Berman, una delle massime esperte per questo artista, con l’intento di narrare la straordinaria capacità di Munch di vivere i profondi e devastanti dolori della sua vita (la perdita prematura della madre  e della sorella, la tragica morte del padre e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen) rielaborandoli per passare dal suo microcosmo ad una universale condivisione. Esponente di spicco del Simbolismo, Munch è, oggi, considerato non solo un precursore del movimento espressionista, ma una della maggiori fonti di immagini iconiche del nostro tempo.